Mutuo a tasso variabile: consigli per l’uso

Alcune considerazioni sui mutui immobiliari a tasso variabile e le differenze con i mutui a tasso fisso

Mutuo a tasso variabile: consigli per l’uso

Il mutuo a tasso variabile è sicuramente il primo a balzare all'occhio del neofita che si avvicina al banco imbandito delle offerte dei finanziamenti per l'acquisto dell'abitazione principale. Il suo tasso non ha eguali e non teme la concorrenza, l'importo da versare con la prima rata sarà sicuramente molto più basso di tutti gli altri.

Questo non deve trarre in inganno l'acquirente inesperto, non è oro tutto ciò che luccica. L'iniziale convenienza legata a questo tipo di contratto rispetto ad altri (ad esempio quelli a tasso fisso o con cap) è legata alla totale imprevedibilità che lo accompagnerà per tutta la sua durata. Due cose infatti sono certe: si conosce il l'importo minimo che si potrebbe dover versare mentre è indefinito l'importo massimo.

Il tasso di interesse dovuto è dato dalla somma del parametro Euribor rilevato ad una predeterminata scadenza e uno spread (remunerazione dell'istituto bancario) definito in sede di stipula. Quindi potenzialmente il contraente potrebbe dover pagare una rata ad un tasso minimo pari allo spread (in caso di ipotetica rilevazione dell'Euribor al valore 0,00%) ma anche un importo altissimo in caso di "esplosione" dell'Euribor.

Paradossalmente quindi questo contratto è il più indicato per quei soggetti che hanno e presumono di avere in futuro una più alta capacità di spesa. Infatti è molto rischioso il ricorso a tale strumento da parte di chi ha una possibilità di spesa per il mutuo eguale o poco più alta di quella simulata al pagamento della prima rata, soprattutto in un periodo ove l'Euribor è ai minimi storici e non potrà che risalire nei prossimi anni.

Detto questo è innegabile negare il fascino della sfida che tale tipo di mutuo esercita rispetto ad un tranquillo e sicuro mutuo a tasso fisso, derivante dalla possibilità di giungere a conclusione del finanziamento avendo pagato molti meno interessi all'istituto di credito.

Sfida che si potrebbe pensare persa in partenza fermandosi a leggere i livelli elevatissimi raggiunti dall'Euribor nell'ottobre 2008 che hanno gettato nello sconforto migliaia di famiglie.

Esaminando l'andamento dell'Euribor dalla sua nascita nel 1999 ad oggi però non è così. Facendo una mera media aritmetica delle rilevazioni registrate in questi quindici anni si evince che l'Euribor a 1 mese medio è pari a circa il 2,4 per cento, mentre l'Euribor a 3 mesi a circa il 2,5 per cento.

Con questi dati alla mano si può tranquillamente affermare che coloro che negli anni passati hanno acceso un mutuo a tasso variabile ad oggi hanno tendenzialmente fatto un affare.

Guardando poi le previsioni che vengono effettuate per il prossimo quinquennio i variabilisti dovrebbero, il condizionale è sempre d'obbligo, dormire sonni tranquilli: esaminando gli scambi del mercato LIFFE dei futures sull'Euribor a 3 mesi la risalita di tale parametro, lenta e inesorabile, raggiungerà il 2,5 per cento solo nel dicembre 2019.

Nulla è certo, tutto è possibile. Di sicuro ci sono solo i dati passati che possono aiutare molto a capire e ad agire.