Riforma Imu, le ipotesi di cambiamento

Esenzione in base al reddito ed una nuova tassa su casa e servizi comunali: ma il problema è trovare le coperture.

Riforma Imu, le ipotesi di cambiamento

L'Imu continua ad essere al centro dello cronache di questa estate: il governo Letta deve riformare l'imposta sugli immobili in modo da esentare dal pagamento le fasce di contribuenti più deboli ma al tempo stesso senza gravare troppo sui bilanci statali e soprattutto comunali. Le ipotesi di riforma allo studio vertono su due fattori: l'esenzione dal pagamento dell'Imu sulla prima casa per una più larga fetta di proprietari, con conseguente rimodulazione della franchigia, e l'accorpamento di Tares e Imu in una sola imposta su casa e servizi comunali.

La franchigia Imu attualmente è di 200 euro, ovvero non si paga l'Imu se il dovuto per l'imposta è appunto sotto tale cifra: il governo sta studiando come fare per portarla a 600 euro; dal Ministero del Tesoro trapela un progetto di riforma che leghi Imu e reddito Isee: ad esempio una famiglia con 36.000 euro di reddito annuo imponibile, con due figli ed una abitazione di massimo 80 metri quadri, non dovrebbe pagare visto che sarebbe ben al di sotto dei 600 euro (i dati della famiglia di esempio equivalgono ad un Isee da 15.000). Attenzione: i 600 euro sarebbero anche uno sconto per chi dovrebbe pagare di più, ovvero per un'Imu da 1000 euro se ne pagherebbero solo 400.

Tuttavia il costo ipotizzato per una simile riforma dell'Imu è di quasi tre miliardi di euro: questo il prezzo per non subire le pressioni al governo da parte del Pdl?

Meno costoso sarebbe l'innalzamento della franchigia e legarla a quattro fasce di reddito Isee: più è basso il reddito e meno si paga; in questo caso l'ammanco sarebbe di 2 miliardi; in ogni caso, con entrambe le soluzioni, per quest'anno il pagamento della prima rata di acconto dell'Imu dovrebbe slittare da settembre a ottobre

Un'altra idea per la nuova Imu è in sostanza una eliminazione totale della tassa sulla prima casa ed un innalzamento delle aliquote per quel che riguarda le seconde case, le terze, le quarte… Ma sembra la via meno percorribile in quanto sarebbe una vera stangata per chi fa del mattone un importante investimento: considerando il pesante crollo del mercato immobiliare di questi anni, introdurre una patrimoniale pesantissima non è certo una soluzione astuta.

Dunque la seconda ipotesi che risulta la più attuabile consiste nella creazione di una nuova tassa, ovvero la Ics (Imposta Casa e Servizi), per unire Imu e Tares, l'imposta sui rifiuti, che quindi avrebbe una disciplina del tutto nuova: una service tax di stampo anglo-tedesco che dovrebbe essere pagata sia dai proprietari di una sola casa sia da chi ne ha di più.

La Ics sarebbe dovuta al 40% per la proprietà dell'immobile, sulla base del valore catastale e del reddito imponibile, al 40% per il servizio di raccolta rifiuti, al 20% per gli altri servizi che il Comune dove è locato l'immobile offre ai cittadini: le due quote sui servizi comunali sarebbero a carico ovviamente dei locatari e degli affittuari in caso appunto di locazione di casa ad uso abitativo o di affitto di immobili di varia tipologia.

Dunque il percorso per la riforma dell'Imu è ancora del tutto in salita per il governo Letta, che deve bilanciare le richieste di un'ampia parte della maggioranza che lo sostiene, le esigenze di bilancio e le necessità di famiglie, imprese e Comuni, purtroppo nettamente contrapposte.