I mutui a tasso variabile possono essere ancorati all'indice Euribor, nelle sue varie forme (in genere si usano quelle a 1 mese, 3 mesi o 6 mesi) oppure al tasso BCE, ovvero il cosiddetto costo del denaro: si tratta però di mutui che le banche non pubblicizzano molto ai propri clienti e spesso hanno spread bancari (il guadagno delle banche) più alti.
I mutui a tasso variabile BCE sono una minoranza nel panorama dei mutui in Italia: si tratta di mutui ancorati al costo del denaro, ovvero al tasso di interesse con cui la Banca Centrale Europea presta il denaro alle varie banche e agli Stati dell'Unione Europea facenti parte dell' area euro; attualmente il tasso BCE è allo 0,50%, minimo storico, per cercare di stimolare l' economia continentale, invece l'Euribor è ora a circa lo 0,1/0,3%: si tratta di parametro basato sulla media del tasso di interesse con cui le principali banche europee si prestano il denaro tra di loro.
Come è evidente ora un mutuo indicizzato all'Euribor sarebbe più conveniente, anche per il fatto di avere spread bancari spesso più bassi: ma in prospettiva il tasso BCE è più stabile ed è impossibile che raggiunga livelli come quelli dell' Euribor nel primo periodo della crisi, quando toccò anche quota 6,5%.
Tra i mutui variabili a tasso BCE possiamo portare l'esempio del Mutuo Domus Intesa Sanpaolo, che appunto viene proposto anche in tale versione; vediamo un preventivo di un mutuo acquisto prima casa per un immobile del valore di 220.000 euro, domandato a Milano da un lavoratore autonomo di 35 anni e reddito mensile di 2000 euro:
- cifra richiesta 150.000€ da rimborsare in 20 anni
- rata mensile da 869,94 euro
- Taeg (tasso di interesse effettivo globale) del 3,50% (tasso BCE 0,50% più spread del 3%)
Come detto è più caro che nella versione variabile Euribor, ma un costo in più in questo caso si può pensare di pagarlo per avere meno rischi in futuro.
Cosa ne pensi? Aggiungi un tuo commento